La leggenda racconta che, quand'era ancora un ragazzino, suo padre Bogdan fosse costretto a cambiare la saracinesca del garage una volta ogni due mesi. Il piccolo di casa la utilizzava come bersaglio prediletto per tenere caldo un piede sinistro fuori dal comune per potenza e precisione. Un mancino chirurgico che ha accompagnato il cecchino jugoslavo per un'intera carriera - da esterno offensivo prima e da difensore poi -, spesa tra l'amata patria e l'Italia conquistando titoli e soddisfazioni con sei maglie differenti. Vojvodina, Stella Rossa, Roma, Lazio, Inter e ovviamente Sampdoria, la più bella di tutte, maglia che Sinisa Mihajlovic ha sempre ricordato con partigiana simpatia. Adesso quella divisa tornerà - finalmente, verrebbe da dire dopo giorni d'interminabile attesa - ad indossarla: niente più "bombe" da sparare all'incrocio avversario come gli chiedeva la Sud, ma schemi, tattica, carisma, gruppo e tutto ciò che può servire per risollevare le sorti blucerchiate nelle vesti di allenatore, ruolo già sfiorato nell'estate 2010.
Subentri. Ironia della sorte, toccherà proprio al serbo nato a Vukovar, in Croazia, il 20 febbraio 1969 sostituire Delio Rossi, colui che il 7 novembre di due anni fa aveva preso il suo posto sulla panchina della Fiorentina. E gli strani intrecci non finiscono qui: Mihajlovic - passaporto tricolore, una moglie e sei figli - subentra dopo una sconfitta in casa dei viola e, nella prossima giornata, troverà la Lazio, formazione con cui, il 13 dicembre del '98, contribuì con una storica tripletta dell'ex da calcio piazzato a far saltare l'allora mister doriano Luciano Spalletti.
Avventura. Tralasciando corsi e ricorsi storici, i consueti richiami alla guerra fratricida vissuta sulla propria pelle e il glorioso passato da calciatore - 16 trofei a curriculum, 128 presenze e 11.123 minuti complessivi in campo da blucerchiato dal '94 al '98, arricchiti da 15 reti, 28 cartellini gialli e 6 rossi -, il quarantaquattrenne Sinisa, nono straniero di sempre al timone della Samp, si ritrova oggi ad affrontare la quinta avventura da tecnico responsabile di una prima squadra.
Gambe. Dopo un biennio bi-scudettato sulla panchina interista accanto a un certo Roberto Mancini, nel 2008 Mihajlovic decide di camminare con le proprie gambe. L'esperienza, le competenze e la personalità non gli mancano e, ai primi di novembre, accetta la proposta del Bologna, invischiato nella lotta per non retrocedere. All'ombra delle due Torri eredita una situazione ambientale e di spogliatoio non semplice, una congiuntura negativa che il successivo 13 aprile paga con il primo esonero.
Record. Nel dicembre 2009 una nuova opportunità in Serie A arriva grazie all'allontanamento di una futura meteora genovese chiamata Gianluca Atzori. Assunto il comando del Catania - con Dario Marcolin al proprio fianco - Sinisa punta sul 4-3-3 e i risultati gli danno ragione: togliendosi lo sfizio di battere Juventus, Inter e Palermo, i rossazzurri conquistano salvezza anticipata e record di punti (45) nella propria storia recente. Storia che però non prosegue: il 24 maggio 2010 il mister si dimette dall'incarico e lascia la Sicilia lusingato dalla proposta della Fiorentina, orfana di Cesare Prandelli.
Sogno. In viola - dove porta con sé un altro ex blucerchiato come Giulio Nuciari, in qualità di allenatore dei portieri - il serbo ottiene un nono posto che, nonostante le sirene nerazzurre giunte a fine stagione da Milano, gli vale la riconferma. Nell'autunno 2011, come detto, viene sollevato dall'incarico gigliato con un bilancio di 15 vittorie, altrettante sconfitte e 18 pareggi. Il lavoro resta a metà ma Mihajlovic riparte dal sogno di una vita: guidare da commissario tecnico la sua Serbia, pronta a giocarsi il Mondiale 2014. L'obiettivo brasiliano - con l'ennesimo ex blucerchiato al proprio fianco: il suo vice Nenad Sakic - svanisce per tre punti pochi mesi fa.
Impresa. Oggi, però, risolto il contratto con la Federazione slava, un'altra scommessa lo solletica e non poco: rimettere piede a Bogliasco e fare uscire la Sampdoria dalle secche della bassa classifica. Impresa non facile, ma grinta, appartenenza e organizzazione giocano tutte a favore di Sinisa, un duro, un combattente nato.
Sinisa Mihajlovic: la scheda
Luogo e data di nascita: Vukovar (Croazia), 20/02/1969.
Carriera da calciatore: Vojvodina (1988/90), Stella Rossa (1990/92), Roma (1992/94), Sampdoria (1994/98), Lazio (1998/04), Inter (2004/06).
Palmarès da calciatore: tre campionati jugoslavi (Vojvodina 1988/89, Stella Rossa 1990/91, 1991/92), una Coppa dei Campioni (Stella Rossa 1990/91), una Coppa Intercontinentale (Stella Rossa 1991), tre Supercoppe Italiane (Lazio 1998 e 2000, Inter 2005), una Coppa delle Coppe (Lazio, 1998/99), una Supercoppa Europea (1999), due campionati italiani (Lazio 1999/00, Inter 2005/06), quattro Coppe Italia (Lazio 1999/00 e 2003/04, Inter 2004/05 e 2005/06).
Carriera da allenatore: Inter (vice, 2006/08), Bologna (2008/09), Catania (2009/10), Fiorentina (2010/11), Serbia (2012/13).
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